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Decarbonizzazione
1,5 gradi – emissioni nette zero – Pronti per il 55%. Questi termini sono stati sentiti sempre più spesso negli ultimi anni, sia tra i politici che durante le riunioni aziendali. Il cambiamento climatico ha cessato da tempo di essere una visione distopica del futuro, bensì è adesso realtà. Il tempo è quindi scaduto. Per raggiungere gli obiettivi climatici che l'Europa si è posta e garantire così un futuro sereno alle generazioni future, dobbiamo lavorare tutti insieme. Molte aziende, dal canto loro, stanno offrendo un contributo importante puntando sulla decarbonizzazione.
Contesto storico
Il problema dei gas serra (GHG), che è uno dei principali fattori del riscaldamento globale, è noto giá da molto tempo. Ma solo il Summit della Terra (o Conferenza di Rio), tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992, ha rappresentato un primo vero punto di svolta. Questa assemblea, che è stata anche considerata la prima Conferenza mondiale sull'ambiente, ha gettato le basi per il Protocollo di Kyoto del 1997.
Dal 1992 è entrata in vigore la legge sul clima, la quale obbliga gli Stati firmatari a ridurre i gas serra, responsabili dell'accelerazione del riscaldamento globale, secondo la comunità scientifica. Ciononostante, la correlazione tra il cambiamento climatico e il comportamento umano è diventata lampante solo dopo l'incontro di Kyoto.
A questo ha fatto seguito l'Accordo di Parigi del 2015, in cui 195 Paesi hanno deciso di intraprendere l’ambiziosa lotta contro il cambiamento climatico. L'obiettivo più importante sarebbe quello di limitare l'aumento annuale della temperatura media al di sotto dei 2° C rispetto all'epoca preindustriale.
Questo obiettivo, così come la crescente consapevolezza che una maggiore concentrazione di CO2 nell'atmosfera porta innegabilmente ad un aumento dell'effetto serra, è stato in definitiva decisivo per lo sviluppo di misure volte alla riduzione e alla limitazione delle emissioni.
Figura 1: Cronologia delle principali iniziative e conferenze relative al cambiamento climatico
Che cos'è la decarbonizzazione?
La decarbonizzazione è la riduzione delle emissioni (di anidride carbonica) con l'obiettivo di limitare il riscaldamento globale. Ciò può essere ottenuto adottando processi produttivi più sostenibili e innovativi, in cui le azioni e i processi che normalmente rilasciano anidride carbonica (CO2) vengono sostituiti da quelli che non rilasciano anidride carbonica.
Esistono tre grandi categorie di decarbonizzazione:
- Avoidance
ad esempio, efficienza del processo e/o modifica della fonte di energia o della materia prima utilizzata; - Compensazione
ad esempio, iniziative a sostegno di progetti che eliminano la stessa quantità di emissioni; - Cattura e utilizzo/stoccaggio del carbonio
ad esempio progetti di riforestazione o progetti di cattura del carbonio dall'atmosfera
Figura 2: Le tre principali categorie di decarbonizzazione
Idealmente, dovrebbero essere selezionate quelle iniziative che non influiscono sull'efficienza complessiva, la qualità, la competitività o la crescita dell'azienda. Tuttavia, decarbonizzare un'azienda è tutt'altro che facile, in quanto spesso è difficile valutare l'impatto ambientale dei singoli processi produttivi o dei prodotti. Per capire quali azioni e processi hanno il maggiore impatto - e quindi sono meritevoli di un’analisi più approfondita - è indispensabile misurare l'impronta di CO2.
Cos’è l'impronta di CO2?
La più prestigiosa organizzazione per la standardizzazione, l'ISO (International Organization for Standards), ha redatto uno standard per aiutare le aziende ad affrontare i cambiamenti politici e di mercato di questo periodo. Il cosiddetto standard tecnico di analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment, LCA, impronta di CO2, impronta ecologica). Questa guida fornisce la metodologia per la valutazione dell'impatto ambientale.
Quando si misura l'impronta di CO2, tutte le emissioni di cui un'azienda, un prodotto o una persona sono -direttamente e indirettamente - responsabili vengono illustrate ed è quindi un indicatore dell'impatto ambientale. Per un'azienda, ad esempio, l’indicatore sarà composto dalle emissioni degli edifici, degli impianti di produzione e dei veicoli aziendali, nonché dal consumo di energia elettrica e termica. La cosiddetta Product Carbon Footprint (l'impronta di CO2 di un prodotto) quantifica le emissioni che si verificano durante l'intero ciclo di vita (from cradle to grave - dalla culla alla tomba). Si parte dall'estrazione delle materie prime, dalla produzione e dal trasporto, fino all'utilizzo e allo smaltimento. Questo permette di confrontare tra loro i prodotti che l'azienda produce.
Figura 3: Impronta di CO2 di un prodotto Cradle-to-gate
L'impronta di CO2 del prodotto viene spesso utilizzata per fornire a un'azienda un valido strumento per poter operare scelte ecologiche e sostenibili al fine di rendere più ecologici i processi di produzione o la progettazione del prodotto. Questa riduzione delle emissioni porta benefici non solo all'ambiente, ma può anche ridurre i costi di produzione e aumentare l'efficienza produttiva.
Autori
Michaela Golser, Prof. Erwin Rauch, Libera Università di Bolzano, Sustainable Manufacturing Lab, Cattedra di Sustainable Manufacturing, Facoltà di Scienze dell'Ingegneria e Davide Don, Fraunhofer Italia