Monika Thomaser
Lo scopo della cooperativa sociale meranese “Albatros” è affiancare persone svantaggiate nel loro reinserimento nel mondo del lavoro. Monika Thomaser ne è la direttrice. Organizza, struttura e integra. Tuttavia, c’è molta tensione sul mercato del lavoro: l’età delle persone in cerca di lavoro avanza, i loro svantaggi diventano più complessi e le sfide maggiori.
In quali settori opera "Albatros"?
Monika Thomaser: "Albatros" è nata nel 1994 per le persone svantaggiate e funge da trampolino di lancio verso il mondo del lavoro. Lavoriamo insieme per migliorare la loro competenza sociale, ci alleniamo nei ritmi di lavoro e lavoriamo in squadra. Siamo attivi nel campo del giardinaggio, delle pulizie e della falegnameria. Svuotiamo regolarmente i container per indumenti usati gestiti dalla Caritas. Da cinque anni svolgiamo servizi di vigilanza e cassa nei musei e offriamo il nostro supporto nel montaggio e smontaggio del mercato di Merano.
Per quanto tempo lavorano in media le persone svantaggiate presso "Albatros"?
Il tempo può variare molto a seconda degli obiettivi prefissati dal progetto di reinserimento lavorativo. In media, comunque, dai tre ai cinque anni.
Come si finanzia la cooperativa sociale?
Il 75 percento dei nostri mezzi finanziari deriva dai servizi e dalla vendita di prodotti a clienti privati, il restante 25 percento arriva dalla mano pubblica. Operiamo soprattutto a Merano e nei comuni limitrofi. Nel 2010 ci siamo trasferiti nell’attuale sede in via Luis Zuegg a Merano. Il più bel regalo per il nostro venticinquennale, celebrato l’anno scorso, è stato l’acquisto della sede.
Cos’è cambiato in questo quarto di secolo?
Faccio parte della cooperativa da 14 anni. Nel 2006 il nostro target era più giovane; in media i beneficiari avevano tra i 20 e i 30 anni. Molti avevano abbandonato la scuola e avevano problemi di droga o depressione. Avevano bisogno di una pausa o avevano appena terminato una terapia. In tanti sono riusciti a passare al mercato del lavoro libero. Nel frattempo i nostri utenti sono invecchiati. Il mercato del lavoro richiede personale qualificato. Le richieste dei datori di lavoro sono più complesse, esistono pochi profili professionali semplici. Spesso le persone restano con noi fino al pensionamento. Sono troppo insicuri per entrare nel mercato del lavoro libero.
Perché ci sono ancora poche donne in posizioni dirigenziali?
È un segno di povertà della nostra società, che evidentemente non è ancora abbastanza matura. Le donne avrebbero tutti i requisiti e la capacità di mantenere una visione d’insieme, pensare in più direzioni e di occuparsi di tutto e tutti.
Quali ripercussioni ha avuto la pandemia sul vostro lavoro?
La sfida più grande è stata dover chiudere l’azienda. Avevamo già svolto diverse riunioni prima del lockdown in cui abbiamo deciso di sospendere alcuni servizi e di far restare a casa il personale rientrante nelle categorie a rischio. Quando poi è stata disposta la chiusura generale ho tirato un sospiro di sollievo. Non dovevamo più decidere noi. È stata una pausa necessaria per analizzare con calma la situazione, riorganizzare il lavoro e ridefinire i processi operativi.
Info
Monika Thomaser, nata nel 1974, è cresciuta a Brunico e vive ora a Merano. Dopo la scuola superiore ha studiato giurisprudenza a Innsbruck e svolto un master in gestione di organizzazioni no profit a Trento. Ha due figli.